I Purificatori

<<Ma come vi è saltato in mente di provare a fuggire?>> domandò, scuotendo il capo, un uomo in camice bianco. Nella sua mano destra stringeva un apparecchio simile ad una siringa.

<<Cosa ne vuoi capire tu...>> replicò stizzita una donna seduta su un letto.

Il primo le si avvicinò e, con lo strumento che aveva tra le mani, le iniettò una strana sostanza verde. Solo dopo aver eseguito questa operazione, l'uomo aprì nuovamente bocca <<Lo sai che non mi fai pena. Ci sono persone fuori di qui che se la passano molto peggio di voi.>>.

<<Vuoi sapere perché abbiamo provato a scappare? Perché questa non è vita!>> ribadì con foga un altro uomo, seduto su un letto posto accanto a quello della donna.

L'uomo con il camice in bianco si avviò verso di lui, iniettando anche a quest'ultimo lo stesso siero. <<Vedete il lato positivo, almeno ne avete ancora una, di vita. Fuori di qui è peggio di una prigione e lo sapete bene.>> disse dopo aver effettuato l'iniezione.

<<E' vero.>> tornò a parlare la donna <<Ma eravamo liberi.>>.

<<Sì, come no, liberi di morire e costretti a seguire regole severe...>> replicò l'uomo con il camice <<In ogni caso, ci rivediamo tra qualche minuto.>> aggiunse, prima di lasciare quella piccola stanza dove il trio aveva discusso.

<<Dannazione!>> esclamò la donna.

<<Dobbiamo trovare un altro modo per scappare!>>  ribadì invece l'uomo seduto sul letto, che si alzò ed iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro nella piccola stanza.

<<Certo Adam, ma dobbiamo aspettare.>> replicò la donna, aggiungendo poi <<Non ti dimenticare che oltre quella porta ci sono due guardie, adesso.>> indicando l'uscita con il dito indice.

L'uomo si fermò di colpo, prima di parlare <<Giusto, Veronica, me n'ero scordato, preso dalla rabbia...>>.

<<E poi dobbiamo ancora capire che schifezza ci hanno iniettato.>> disse la donna.

Adam fece solo un cenno con il capo, senza proferir parola. Il silenzio cadde nella stanza per alcuni minuti, ma venne interrotto da una domanda dell'uomo.

<<Lo so che ti sembrerà strano ma... Non senti una strana sensazione?>> disse.

La donna inizialmente rimase senza parole ma, dopo alcuni secondi, replicò <<Sai, ora che mi ci fai pensare hai ragione... Mi sembra quasi di aver fame...>>.

Adam non ebbe il tempo di continuare, perché venne interrotto dall'apertura della porta. L'uomo in camice bianco era tornato, come aveva promesso. Questa volta però era accompagnato da altri due individui, una donna ed un uomo. Tra le mani stringevano delle manette.

<<Bene, è arrivato il momento di farvi fare un giro di prova.>> fu l'unica cosa che disse, prima che le guardie dietro di lui ammanettassero Adam e Veronica.

Il gruppo dovette attraversare un lungo corridoio illuminato da alcune lampadine, prima di raggiungere l'esterno. Erano passati giorni da quando i due avevano visto il mondo esterno, ma sembrava quasi un'eternità.

Certo, non c'era molto da vedere, il verde era ormai scomparso. Era da anni che nessuno vedeva più una pianta. Mentre degli alberi erano rimasti solo alcuni tronchi rinsecchiti. La terra era ormai diventata arida e secca, anche quella dove Adam e Veronica avevano messo i piedi.

La coppia non era però totalmente libera. Si ritrovavano infatti all'interno di un recinto di forma circolare formato da un muro di filo spinato molto alto. La fuga non era quindi a portata di mano.

<<Bene, adesso potete farvi un giro per una decina di minuti. Sgranchitevi un po' le ossa.>> dopo un lungo silenzio, l'uomo con il camice bianco tornò a parlare.

A seguito di quelle parole, le guardie liberarono dalle manette sia Adam che Veronica. I due istintivamente mossero le mani, quasi non potevano credere a quello che stava accadendo. Ma quel minuto d'aria non era così pacifico e tranquillo come stavano pensando.

I due scagnozzi dell'uomo con il camice bianco imbracciarono le armi per tenere sotto tiro la coppia. Le parole non erano necessarie, Adam e Veronica non dovevano fare scherzetti. E così fecero, eseguirono l'ordine e camminarono lentamente in quel recinto spinato. Non sembravano nemmeno esseri umani, ma pecore che pascolavano.

<<Ehi, vale solo per me, oppure anche a te sta scomparendo quella strana sensazione che sentivamo prima?>> sussurrò Veronica all'orecchio di Adam.

<<No, hai ragione... E' quasi come se mi sentissi... Sazio, non so in che altro modo descrivere la cosa.>> replicò l'uomo, passandosi una mano sullo stomaco.

L'uomo con il camice bianco passò la maggior parte del tempo ad osservare il suo orologio. A quanto pare non voleva far passare nemmeno un secondo in più lì fuori alla coppia. E, infatti, non appena il suo strumento gli ricordò che erano passati dieci minuti, subito esclamò <<Bene, signore e signori, il giro panoramico è finito, tornate dentro!>>.

Parole che attivarono immediatamente l'intervento delle guardie, quasi come se fossero dei robot programmati ad arte. Si avvicinarono ad Adam e Veronica per ammanettarli nuovamente. La coppia non oppose nessuna resistenza.

I due vennero scortati nella loro stanza e vennero lasciati da soli senza che nessuno proferisse parola. Solo a quel punto si sentirono liberi di poter parlare.

<<E adesso come faremo a scappare?>> Veronica riaprì il discorso sulla fuga.

<<L'unica cosa che possiamo fare è aspettare. Forse si aprirà qualche altra possibilità.>> replicò Adam, che nel frattempo si era seduto su uno dei due lettini presenti.

La donna non rispose subito, prima sbuffò e poi iniziò a fare avanti e indietro <<La cosa che mi dà più fastidio sai qual'è? Non capisco perché hanno scelto proprio noi. Che gli abbiamo fatto di male?>>.

Adam assunse un'aria pensierosa, passandosi la mano tra la barba <<Ora che mi ci fai pensare, forse dobbiamo ringraziare quell'aggeggio che aveva tra le mani l'uomo con il camice bianco. Te lo ricordi?>>.

Veronica si fermò e, dopo aver spalancato gli occhi, esclamò <<Hai ragione! Ora che ci penso è rimasto qualche minuto a fissare quel dannato coso, prima di farci catturare!>>.

A quel punto l'uomo si alzò dal letto e raggiunse l'unica altra stanza messa a disposizione dai loro calorosi rapitori, il bagno. Erano più gentili di quanto i due si potessero aspettare <<Torno subito.>> fu l'unica cosa che disse Adam prima di entrare.

La donna rimase da sola per qualche minuto e, dopo essersi stancata di continuare a girovagare per la stanza, si sedette sul suo lettino.

Quell'attimo di tranquillità venne interrotto da un grido di paura emesso da Adam. L'uomo uscì velocemente dal bagno sbattendo la porta. Era bianco come un fantasma e pieno di sudore, per non parlare degli occhi, sembrava quasi che gli stessero per esplodere.

<<Adam, tutto bene? Che ti è preso?>> non poté fare a meno di domandare Veronica, sinceramente preoccupata dall'accaduto.

<<Lì... Lì dentro c'è... Della roba strana...>> fu l'unica cosa comprensibile che l'uomo riuscì a proferire, prendendosi qualche pausa per respirare.

La donna rimase per qualche istante senza parole, vista l'ambiguità di quella frase. Non poteva trattarsi ovviamente di ciò che pensava, quindi riformulò il quesito <<Adam, calmati e spiegami meglio, ti senti male?>>.

L'uomo non ebbe però il tempo per dare una risposta a quella domanda. Nel giro di pochi istanti, la porta della stanza si aprì e fecero la loro comparsa due individui. Il primo era l'immancabile uomo con il camice bianco. Il secondo era una faccia nuova, una donna che stringeva nella mano sinistra una strana scatola, mentre nella destra una sorta di paletta.

Anche in questo caso nessuno disse niente, la donna appena entrata si recò a tutta velocità in bagno. Adam era ancora scosso, quindi non fu in grado di dire nulla. Situazione diversa per Veronica, che non le mandò a dire.

<<E voi che ci fate qui adesso? Che gli avete fatto?>> iniziò ad urlare.

Uno sfogo che ebbe l'unico effetto di far apparire una guardia con pistola spianata verso la donna. Aveva occupato il posto della porta di uscita, in modo tale da evitare che ai due venisse in mente di scappare.

Nel frattempo la donna uscì dal bagno. La scatola con cui era entrata era adesso piena, ed il contenuto venne mostrato all'uomo con il camice. Veronica riuscì a dare uno sguardo e si rese conto che all'interno non era presente ciò che pensava, ma dei semi. Una scena che la sconvolse non poco.

<<Ma che diavolo...>> era l'unica cosa che riuscì a dire. Dopo aver osservato la scatola, spostò il suo sguardo verso Adam. Adesso capiva come mai avesse dato di matto.

<<Bene, è un buon risultato come primo raccolto.>> questa volta a parlare fu l'uomo con il camice <<Andiamo.>> aggiunse.

I tre diedero le spalle a Veronica ed Adam. Ma la donna questa volta si era stancata e aggrappò l'uomo con il camice per le spalle, lo strattonò ed urlò <<Dove credi di andare? Dimmi cosa diavolo gli hai fatto!>>.

La reazione della guardia non si fece attendere. L'uomo scattò velocemente e diede un pugno in pieno stomaco a Veronica. La donna, presa dallo spavento, non riuscì ad evadere il colpo e crollò a terra dolorante.

Dopo essersi ripreso, l'uomo in camice riaprì bocca <<Vuoi sapere che gli, anzi, che vi ho fatto? Bene, se proprio ci tenete, ho reso utile la vostra vita da quattro soldi.>> aggiunse poi <<Ho modificato le vostre funzioni corporee, adesso siete in grado di purificare l'aria inquinata e creare dei semi che daranno vita ad alberi con la stessa funzione. Contenti?>>.

<<Ma che... Diavolo... Ci hai trasformato in dei mostri...>> ribadì Veronica, che, nonostante il dolore, era ancora in grado di parlare.

<<Pff... Mostri. Ti sei dimenticata che tutti gli umani hanno dovuto iniettarsi del siero per resistere all'inquinamento? Ormai non esistono più esseri umani, non più nel senso classico del termine. Tutti abbiamo fatto dei sacrifici e dei cambiamenti.>> replicò l'uomo.

<<Perché... Proprio noi...>> questa era una cosa che voleva chiedergli.

<<Perché non tutti possono diventare come voi. Purtroppo, aggiungerei, ma è così che funziona il mio siero. Spero solo di riuscire a migliorarlo...>> quella fu la prima volta che l'uomo in camice assunse un'espressione più umana.

Diede uno sguardo alla coppia e, dopo aver detto alla guardia e alla donna con la scatola di andare via, aggiunse <<Abbiamo bisogno di persone come voi per far tornare il pianeta come prima. Se collaborerete e non cercherete più di fuggire, saremo più clementi con voi. Non posso promettervi altro.>>.

Solo dopo aver finito di parlare, l'uomo lasciò la stanza. Adam e Veronica erano rimasti nuovamente soli. La donna riuscì ad alzarsi e a sedersi sul lettino, ma il suo compagno era ancora troppo scosso per muoversi.

<<Che senso ha fuggire, adesso?>> dopo un lungo silenzio, Adam riuscì finalmente a dire qualcosa.

Quelle parole divennero un coltello infuocato che trafissero il cuore di Veronica. Il suo compagno aveva ragione. Anche scappando da lì, non potevano più fuggire da ciò che erano diventati.

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